Parrocchia di Cerea
comunità parrocchiale di cerea
San Zeno in Santa Maria Assunta
 
 
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La sera del  1° marzo 2013, in chiesa parrocchiale, si è svolto un incontro – testimonianza dal titolo “Dalla grazia viene l’audacia”. Il parroco ha aperto il dialogo con Lorenzo Crosta della comunità di accoglienza “Mirabilia Dei”, il quale ha raccontato la sua esperienza.

Se pensiamo alle tante opere di carità che vengono fatte, la prima reazione di fronte a chi fa cose come la tua - dar lavoro a giovani disabili e creare case di accoglienza - vien da dire “che bravo”. Ma serve dire questo ? Cosa invece ha portato te fin qui?

Occorre giustizia in questo mondo. Sempre che tu voglia partire da Qualcun altro. Perché sono arrivato fin qui? Perché in un certo momento della mia vita, uscito da un periodo di inquietudine, mosso da un desiderio, un moto del desiderio, ho tentato di rispondere a ciò che questo Altro mi chiedeva. Era un desiderio che nasceva  per una idea di giustizia, ma era una “mia” idea. Un desiderio che nasceva per una idea di bellezza, ma era una “mia” idea e non c’è peggior inganno, perché quando si origina dalla tua idea, ci son tutte le riduzioni che ti portano a un declino dove invece che lasciar spazio, lasciarti partecipare, chiudi, vuoi essere tu.  Perciò in me, che seguivo tentativi nobili, oscillava il dualismo e il più delle volte, facendo esperienza della delusione o illusione. Mancava Qualcuno, arrivato attraverso un fatto, un avvenimento. La grazia è un avvenimento che si veicola attraverso il Mistero che si fa incontrare. E’ capitato all’una di notte mentre io, comunista , discutevo animatamente con un giovane di Comunione e Liberazione sotto le finestre della casa del parroco. In questa discussione si è aperta una finestra e si è affacciato un prete che invece di mandarci via ha detto: “Ma voi due non avete un punto comune a cui guardare?” L’ho mandato a farsi gli affari suoi, poi è accaduto quel fatto: è entrato qualcosa attraverso Qualcuno. Il Mistero si è presentato così. Attraverso quelle persone Cristo mi ha incontrato con una tenerezza dentro un litigio, una misericordia. Per me militante comunista la coerenza era fondamento della lotta di classe (occorreva essere presenti alle varie manifestazioni) e mi sono sorpreso della costanza di questi nuovi amici che venivano a cercarmi. Io ero in attesa continua. La grazia si è fatta incontrare. Questo è il punto che mi ha condotto e mi conduce. Oggi la grande tentazione è di fare io il testimone delle meraviglie di Dio. Cosa ci e cosa mi accade in questo istante? La grazia ha un nome, un volto, è una compagnia fatta di uomini e donne che sono la continuità storica di Uno che è morto e risorto. La Chiesa fatta di uomini e donne che sono pietre vive, il corpo di Gesù. Allora cosa mi ha affascinato? La bellezza: Cristo sei tanto bello! Non è un’astrazione perché se fosse così non sarei qui stasera. Quell’incontro ha un nome, è un cuore donato a ciascuno e il cuore mi indica, è inquieto, è fatto di molti desideri ….. ti manca qualcosa. Il Papa dice che vuole salire il monte per stare lì ai piedi della croce. Il paradiso è stare in compagnia di Qualcuno che vedo e che mi corrisponde. Il Papa si è totalmente affidato e ci testimonia che questo dialogo che lui ha è così contemporaneo e vero. La presenza di Gesù a lui è compiuta. Io che sono “poveretto” sono colpito da questo. Cristo mi affascina e mi attira attraverso il volto di Benedetto 16°.

 

Andiamo dentro questa grazia, il Mistero che è accaduto. Che cambiamento ha originato in te? Se sei diventato cristiano devi far qualcosa. Dove sta il percorso tra questa grazia, l’audacia e l’opera che hai fatto tu? Ce la descrivi?

Non sto perdendo tempo. Quello che ho visto è questo silenzio, cioè un tempo in cui posso stare. Contemplo la pace del creato, il canto nel Mistero. Vedo fatti che sono accaduti e cresciuti in modo sproporzionato: nel 2005 eravamo in 1200 persone con 600 stipendi da pagare. Un io mendicante che nel silenzio cerca il “tu che mi fai” perché se capiamo l’esito e non capiamo il prima, non c’è peggior violenza e presunzione che facendo la carità ..e perdo me stesso. Nell’82 nasce in un bar questa esperienza. Alcuni giovani diversamente abili chiedevano cosa sarebbe divenuto di loro da grandi. Il tentativo nobile è stato di fare un’esperienza per cui abbiamo imparato “cosa vuoi da me o Dio?” Perché tutto non deve rimanere nell’apparenza. Quanta gente ci sostiene, ci ha aiutato! Ma io quante volte dico grazie perché faccio un’opera sociale, aiuto gente sfortunata? Cosa ho imparato? Che attraverso questi gesti tendo a un punto comune a tutti gli uomini per cui anche un disabile.. Quanto anche tra le nostre case questo aspetto ci colpisce: “poverino, lui è così”. Mentre Gesù non fa così. Gesù fa la stessa domanda a me, a un anziano, a un prete: “Mi ami tu?” Perché posso fare le cose più belle ma se non c’è un io partecipato da questo “tu che ti fa”, faccio per me stesso. Ho incontrato un uomo che mentre parlavo mi era a fianco e bisbigliava, ripeteva continuamente “grazie, grazie”. Ho imparato da quest’uomo che questo rapporto umano col Mistero può essere solo una gratitudine. Il respiro di questo momento mi è donato. E ad ogni istante dire grazie. Solo l’esperienza di gratitudine rende nobile il tentativo, cioè lo rende sacro. Perché dar da lavorare a 1200 persone se non ami il tuo destino e il destino dell’altro? Cos’è la mia vita senza questa presenza misteriosa che mi fa arrivare a dire grazie? Ho conosciuto un uomo che ripeteva queste parole del papà di S. Teresa di Gesù Bambino: “Ricordati Teresa che quando sei caritatevole non sei tu ad essere caritatevole ma è Cristo che è caritatevole in te”. Questo ha giudicato quello che io vivevo. Cristo mi ha chiamato a vivere questo amore e a esserne grato. Vado a fondo di ciò che il mio io anela: che fame e che sete ha il mio cuore? Di una gratitudine a questo Tu che mi fa consistere, mi dà respiro a ogni istante per cui non ho bisogno dell’organizzazione della cosa che faccio. Il Mistero tutto abbraccia. Voglio raccontarvi delle meraviglie di Dio, di ciò che fa accadere in me. Non voglio che nessuno si leghi a me, voglio lasciare traccia della Sua presenza. Devo scomparire in questo cuore perché Lui si manifesti. Ciascuno di noi vive drammaticamente questo rapporto con Dio perché c’è la libertà. “Liberami Signore con la tua libertà” (dai Salmi). Il Papa vive libero nel suo essere perchè ha consegnato la sua libertà a Cristo e gli ha detto “guidami”. Io sono disposto a fare questo? Quali dubbi ho ancora? Ai tempi di Gesù gli ebrei seguivano 600 precetti ma quando Lui si è manifestato non l’hanno seguito e sono ancora lì ad aspettarlo.  Cristo dice: “Seguimi”  perché non c’è conversione senza un andare dietro; devo guardare a Lui e obbedire. Ho la vocazione di fare il mendicante di professione; ho imparato a domandare e domando per me, per gli altri, e la provvidenza mantiene tutti. La realtà assistenziale si è posizionata in un contesto sociale. Abbiamo costruito dei capannoni che accolgono le strutture per l’assistenza ai disabili dalla culla a tutta la vita. Mimeravigliavo dell’iniziativa di Dio ma c’era sempre qualcosa che mi mancava. Gesù ti mette alla prova. Perché? Quando fai esperienza di questa impotenza, la grazia pura avviene, ti incontra, perché la tua impotenza ti fa gridare di più, mette nel crogiuolo la tua umanità e ti ripulisce. Nel 2006, dopo il naufragio (il consiglio di amministrazione della cooperativa ha deciso di mettermi da parte), mi sono meravigliato di come Dio è conduttore della storia e rendo grazie per la sua iniziativa. Le case non nascono per accogliere le famiglie senza casa, ma il percorso che abbiamo fatto è che avevamo bisogno di amore e Qualcuno ce lo mandava per andare verso un destino buono. Ho una compagnia umana che mi sostiene. Ora vivo in una casa di accoglienza con la mia famiglia e 20 disabili.

Tu ritorni sulla questione dell’inizio, che tutto è nell’avvenimento iniziale e ci stai dicendo che fare un’opera è relativo. 30 anni fa a Cerea un prete ha fatto un’opera. Questa audacia non è il fare per fare ma il lasciarsi fare dalla realtà o iniziativa di Dio. La vera questione dell’audacia è stare di fronte alla realtà e seguirla.

L’audacia è di chi obbedisce non di chi intraprende. Tutte le volte che io ho perseguito il mio scopo sociale, è andata a rotoli. Quello che mi accade è accorgermi di come sono partecipato dal Mistero e arrivare al livello dell’autocoscienza di un Tu che ti fa vivere, consistere, per cui non c’è circostanza favorevole (sono voluto bene)  o  sfavorevole (non son voluto bene). Il Mistero è uno sguardo per te. Ho imparato che il rapporto con Cristo è come quando ti sei innamorato, è una fissazione, un continuo pregare. La grazia più grande è che mi sta accadendo. Questo accadere è la meraviglia di Dio, se opera Lui, non se opero io. Voglio mettere la mia libertà nelle sue mani, che la guidi Lui. Cosa può desiderare il mio cuore se non questo? La testimonianza del Papa è tutta qui dentro questo sentirsi abbracciato continuamente e dice che è stato chiamato a questo passo.

L’esperienza della Chiesa è simile a quella di un bimbo nel ventre della madre: è cullato dal suo respiro. Allo stesso modo, quanto tempo ognuno di noi trascorre nella condizione di morte, di abbandono? Eppure c’è sempre il respiro della Chiesa che ti culla, che è pronta ad abbracciarti. Questa esperienza riconosciuta genera una fecondità nuova, ti trovi a fare cose che mai avresti pensato di intraprendere. Nella capacità di stare a ciò che accade, quanto conta avere persone amiche intorno?

La compagnia sono le nostre case dove viviamo. La compagnia conta. Sono grato all’iniziativa di Dio nella mia vita. La vera esperienza è quella di una madre che fa vedere al figlio quanto sono belle le stelle del cielo e gli dice “guarda come è grande Dio”. L’origine della nostra esperienza viene da Uno che ci ha voluti, pensati, creati, amati e chiamati. Se per me e per voi questo è vero, siamo continuamente nei pensieri gli uni degli altri; io sono continuamente nei pensieri dei disabili perché mi vogliono bene. Chi ci tiene insieme? Le nostre capacità? O questa unità è data, donata? Ed è da amare. Ricordatevi di me che ho bisogno di questa compagnia perché senza di essa non ci sarebbe Mirabilia Dei, non ci sarei io, senza quel prete e quel giovane con cui ho litigato, non ci sarei.

Conclusione del parroco. La grazia è stata qui stasera nel modo in cui Lorenzo ce l’ha fatta vedere e ci ha detto di guardare più in là. E’ evidente che non tutti siamo chiamati a fare “Mirabilia Dei” ma ad aprirci alla possibilità di vedere le meraviglie di Dio nella nostra vita. Il fatto che Cristo è qui stasera ci muove ad andare incontro a Dio come dei bambini, dove Lui vuol portarci.