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L’AGESC è Associazione nazionale di genitori per la famiglia..” Così recita l’incipit dello statuto nazionale dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche. Significa il riconoscimento e la promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione tra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale. Questi principi non sono dogmi di fede anche se dalla fede ricevono ulteriore luce e conferma, ma sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità.

Ci preoccupa il progetto con cui l’odierna egemonia culturale e sociale vorrebbe sbarazzarsi della famiglia naturale considerandola solo come un retaggio di un modello arcaico di società, non più al passo con le esigenze della modernità e le sue pseudo-scientifiche acquisizioni.

Se, dopo il crollo del muro, potevamo illuderci di vedere la fine dell’epoca delle ideologie, oggi dobbiamo drammaticamente e con urgenza riacquistare consapevolezza che la nuova odierna ideologia, cosiddetta “ di genere” non intende semplicemente proporre un particolare modello di socialità e di convivenza, ma, con la pretesa di cancellare la distinzione tra maschio e femmina, intende scardinare la stessa intima struttura della natura umana.

Secondo i sostenitori dell’ideologia Gender, i generi sarebbero cinque: maschile, femminile, omosessuale, bisessuale, transgender e l’uomo sarebbe moralmente autorizzato a scegliere e a cambiare il proprio genere. Il sesso non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire di senso, ma un ruolo sociale deciso autonomamente. La visione della sessualità come imposizione culturale, il rifiuto del suo carattere naturale portano così alla progressiva decostruzione della famiglia e del matrimonio.

Il progetto è solidamente strutturato, copiosamente finanziato e sostenuto dai suoi sponsor finanziari e politici a tutti i livelli istituzionali e in tutte le longitudini, cominciando dal Presidente americano Barack Obama che con la battuta «Love is love», «l'amore è amore» ha celebrato la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di bocciare la legge federale che definisce matrimonio solo quello fra un uomo e una donna. Le lobbies cosiddette LGTB (Lesbo, Gay, Transgender, Bisexual) hanno così ottenuto lo sponsor più ambito.

In Europa, la promozione dell’ideologia “Gender” passa attraverso le varie proposte di legge per la “prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. Si cerca di elevare l’orientamento sessuale e l’identità di genere a diritto umano fondamentale, tanto che i Principi di Yogyakarta (1) sostengono che dovrebbero essere cambiati anche i programmi scolastici, insegnando la totale normalità di ogni orientamento sessuale e identità di genere. Abbondanza di materiale didattico viene proposto ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado per affrontare il tema dell’orientamento sessuale e dell’ideologia di genere. Alla base c’è una precisa strategia formativa: normalizzare l’orientamento e il comportamento omosessuale facendolo passare come una variante “naturale” e “innata”.

L’attacco alla famiglia naturale, ormai evidentemente portato avanti su scala planetaria procede strategicamente su due linee precise:

Primo: sostenere che il matrimonio faccia parte dei diritti umani, mentre “è primariamente una istituzione sociale e antropologica che richiede delle condizioni.”(2)

Secondo: negare ogni dignità al punto di vista di coloro che non approvano il matrimonio omosessuale, in modo da scoraggiarli dall'intervenire nel dibattito. Per questo, numerosissimi laici che sono contrari a questa legalizzazione, per la massima parte tacciono, per evitare di essere accusati di omofobia. Infatti con il termine “omofobo” inventato secondo una tattica volutamente ed efficacemente intimidatoria, si dice:” Se vuoi essere una persona ragionevole e non un malato, un fobico, devi condividere gli obiettivi del movimento gay”. Proposte di Leggi invocano il divieto assoluto del “linguaggio dell’odio” con particolare riferimento a politici e esponenti religiosi, istituendo l’impossibilità di criticare il comportamento omosessuale e lo stile di vita gay.

Il generale senso di disorientamento sul tema gender, fuori e dentro il mondo cattolico, non è innanzitutto una nostra debolezza ma è soprattutto un preciso obiettivo della strategia. Rendere i termini, poco chiari, ambigui e suscettibili di varie interpretazioni è strategico. Uomo, donna, maschio, femmina, sesso, gender, tendenza sessuale, orientamento sessuale, unione, matrimonio, natura, cultura sono tutti termini oggetto della strategica operazione di destrutturazione del linguaggio, finalizzata a costruire artificialmente una realtà non più chiaramente identificabile.

Altra confusione strategicamente perseguita è quella tra la doverosa critica all'ideologia gender e l’altrettanto doveroso rispetto e accoglienza umana e cristiana sempre dovuti alle persone con tendenze omosessuali.

La passione educativa che ci anima ci trova impegnati ad affrontare le sfide epocali che richiedono consapevolezza, impegno e dedizione. Oltre all’ennesima aggressione alla famiglia già duramente provata dalla crisi economica e da una tassazione ingiusta, ci preoccupa il risvolto educativo di questo percorso ideologico che induce i giovani a confondere i desideri con i diritti, a trasformare ogni capriccio in pretesa.

In questo particolare momento storico, in cui come genitori cattolici siamo chiamati mantenere quella chiarezza di giudizio e di ragioni che illuminano la nostra vita e la nostra testimonianza e che motivano la nostra responsabilità e passione educativa, il primo e indispensabile passo per uscire dalle conseguenze delle ideologie di genere, così contraria alla dignità delle persone, è la testimonianza di un vero amore umano vissuto in una sessualità integrata. Un compito particolare per i matrimoni e le famiglie.

Quel bene comune che come cittadini e come cattolici, vogliamo servire ci chiama a reagire secondo verità senza timore alcuno, anche se controcorrente. E’ anche nostra grave responsabilità, soprattutto in quanto genitori (primi responsabili dell’educazione dei figli) non accettare il grigiore del consumismo e del relativismo etico. Siamo chiamati ad accogliere, senza mai disgiungere carità e verità, quelle profonde istanze di verità e di bellezza, di bene e di giustizia che si annidano nel cuore di ogni persona qualunque sia il suo percorso umano.

Rivolgiamo un accorato appello ai politici che in queste settimane sano chiamati a valutare le proposte di Legge che riguardano la “prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere”. Ciò che viene presentato come una maggior salvaguardia dei diritti umani, potrebbe aprire il varco verso più gravi discriminazioni. Sarebbe ciò che accadrebbe con la ratificazione giuridica del reato di omofobia, in riferimento al quale non sarà più solo patologico, ma addirittura criminoso e quindi penalmente perseguibile l’atteggiamento di non condivisione dell’ideologia gender, in plateale contraddizione con il principio della libertà di espressione costituzionalmente garantito.


(1) Principi di Yogyakarta per l'applicazione delle leggi internazionali sui diritti umani in relazione all'orientamento sessuale e identità di genere. Questi princìpi sono stati adottati nel congresso internazionale tenutosi all'Università Gadjah Mada, a Yogyakarta (Indonesia) dal 6 al 9 novembre 2006 da una Commissione internazionale di giuristi e 29 esperti internazionali di legge sui diritti umani. Sono stati presentati al Consiglio ONU per i Diritti Umani il 26 marzo 2007 e considerati dal Consiglio d'Europa nel documento "Diritti Umani e Identità di Genere", scritto il 29 luglio 2009.
(2) Lucetta Scaraffia. Osservatore romano 28 giugno 2013