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In occasione dell'Assemblea generale della CEI il Papa disse che «in un tempo nel quale Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato » occorre «un rinnovato impulso, che punti a ciò che è essenziale della fede e della vita cristiana», cioè l'incontro con Cristo, vivo e presente.

È questo lo scopo della mostra per l'Anno della fede «Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani», ideata e prodotta da Itaca, col patrocinio del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, del Progetto Culturale promosso dalla Chiesa italiana e dell'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI. Il titolo «Videro e credettero» si rifà al racconto degli apostoli Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro. Viste a terra le bende, Giovanni «vide e credette». Il sottotitolo evoca la bellezza e la gioia – non la durezza o la fatica o la noia... – dell'essere cristiani.

Essa fa seguito a due precedenti esperienze di mostre itineranti – Sulla via di Damasco. L'inizio di una vita nuova, per l'Anno Paolino (tradotta in 7 lingue, tra cui arabo e russo, edesposta in 10 Paesi); Oggi devo fermarmi a casa tua. L'Eucaristia, la grazia di un incontro imprevedibile, per il XXV Congresso Eucaristico Nazionale – che hanno messo in evidenza come tale strumento costituisca una modalità molto efficace di "missione popolare" attraverso la via pulchritudinis che, come scrive ancora Mons. Rino Fisichella nell'introduzione al catalogo, «rappresenta un percorso, probabilmente privilegiato per questi nostri contemporanei che, pur essendosi allontanati dalla fede, possono ritrovare la nostalgia di Dio attraverso la contemplazione della bellezza che parla di Lui».

La mostra, divisa in cinque sezioni accompagnate da un bellissimo percorso iconografico che mette insieme pittura, scultura, architettura, cinema, natura, propone un cammino che, prendendo atto del contesto in cui viviamo, ossia «Un mondo dopo Gesù senza Gesù» per dirla con le parole di Péguy, porti a riscoprire le ragioni della fede a partire da una attenta considerazione di sé, sintetizzabile in una domanda: quello che sono e che ho mi basta?

Si prosegue con «L'antefatto: il cuore dell'uomo»: può Cristo attrarlo, e come? Ed ecco la terza tappa: «Il fatto: Gesù di Nazaret», risposta adeguata al suo essere fatto per l'Infinito, seguito dal «Riconoscimento».

L'ultima sezione – «Gesù, nostro contemporaneo. Il cammino della fede» – risponde alla domanda: è possibile oggi avere fede in Gesù? E che cosa accade quando un uomo si lascia afferrare da lui? Emerge così il grande tema della Chiesa, segno e strumento di salvezza, come la definisce il Concilio Vaticano II. Attraverso il battesimo la vita di Cristo è innestata nella nostra come un seme di vita nuova che, quanto più è accolta, tanto più permette di verificare la pienezza che la fede genera nella persona e nella società.

In sostanza la mostra vuole portare il visitatore a immedesimarsi con gli occhi di Giovanni, Andrea, Pietro e di quanti hanno incontrato Gesù, sono stati con lui, lo hanno seguito, sorpresi ogni giorno di più da una umanità eccezionale, letteralmente dell'altro mondo.

L'adesione amorosa a Gesù – quello che abbiamo di più caro – è il culmine della mostra che si chiude con un invito: «La "porta della fede" ... è sempre aperta per noi» (Benedetto XVI).

La mostra, ideata da Eugenio Dal Pane, fondatore e direttore editoriale di Itaca, è curata da monsignor Andrea Bellandi. La ricerca iconografica è dello storico dell'arte Sandro Chierici, il progetto grafico è di Andrea Cimatti.